Persona 5: Dancing in Starlight è uno spin-off di Persona 5, del quale si pone come sequel pur non avendo alcun impatto sulla timeline della serie. In unione a Persona 3: Dancing in Moonlight e Persona 4: Dancing All Night, compone la trilogia di giochi ritmici definita Dancing.
Il titolo è uscito, in concomitanza con Persona 3: Dancing in Moonlight, in Giappone su sistemi PlayStation 4 e PlayStation Vita il 24 Maggio 2018, mentre approderà in occidente il 4 Dicembre 2018. Entrambi i giochi hanno subito una leggera modifica ai titoli, in origine rispettivamente Persona 5: Dancing Star Night e Persona 3: Dancing Moon Night, atta a renderli grammaticalmente più corretti.
Al di là dell’immancabile doppiaggio in lingua inglese e al dual audio, per la prima volta Persona giunge con una localizzazione in italiano, francese, tedesco e spagnolo, mancanza che all’uscita di Persona 5 generò molte critiche tra il pubblico.
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SOCIAL MODE:
L’annuncio della mancanza di una Story Mode ci impensieriva, dal momento che proprio le trame sono tra i maggiori punti di forza della serie Persona; dopotutto, Atlus ci aveva già dato prova di saper coniugare una trama accattivante e interessante con il genere del gioco ritmico tramite Persona 4: Dancing All Night.
Il brusco cambio di rotta, in unione alle meccaniche piuttosto statiche imposte dal genere del gioco ritmico, avrebbe potuto danneggiare la qualità dei nuovi titoli e renderli piuttosto sottotono.
La prima cosa che ci viene presentata è una lunga sequenza introduttiva atta a spiegarci il contesto narrativo, alla quale assisteremo attraverso la visuale in prima persona del protagonista, qui canonicamente battezzato Ren Amamiya.
Attraverso i dialoghi di Caroline e Justine apprendiamo che P5D si svolge un indefinito lasso di tempo dopo gli eventi di Persona 5, pertanto sconsigliamo a chi non lo abbia ancora giocato di provare questo spin-off, che già nei primi minuti contiene pesanti spoiler. Un ulteriore contatto con gli altri capitoli della saga è apportato da accenni a vicende e personaggi di P4D e P3D: ciò crea una piacevole sensazione di completezza, allontanando il pensiero di star giocando uno spin-off a sé stante.
Ma veniamo a ciò che maggiormente caratterizza questa coppia di Dancing: la Social Mode, in giapponese COMMU, modalità opzionale andata a sostituire la Story Mode.
Accedendo dal menu principale, la Social Mode si presenta come un elenco di scene extra raggruppate in base al personaggio protagonista, le quali saranno automaticamente sbloccate conseguendo diversi obiettivi. Suddette scene, che vivremo sempre attraverso la prospettiva in prima persona di Ren, sono graficamente gradevoli e, a differenza di Persona 4: Dancing All Night, invece degli artwork sfruttano i modelli 3D per aumentare fluidità e dinamismo di movimenti, espressioni facciali e interazioni. Piccola chicca: i modelli poligonali sono gli originali di Persona 5, ma con qualche leggera modifica per renderli più gradevoli ad una prospettiva in prima persona.
C’è da dire che la Social Mode, pur svolgendo bene il suo lavoro di intrattenere il giocatore, non si addentra troppo nel territorio dell’introspezione e della caratterizzazione dei personaggi, anche se ciò è piuttosto giustificabile data l’ambientazione posteriore agli eventi di Persona 5.
I personaggi hanno a questo punto completato il loro percorso di maturazione, o di riabilitazione se vogliamo rimanere in tema, e possono concentrarsi sulla gara di ballo e sul desiderio, più volte espresso, di non perdere i contatti nonostante i Phantom Thieves abbiano cessato le loro attività.
Giunti all’ultimo livello del Social di ogni personaggio, avremo libero accesso alla sua stanza, completamente esplorabile e godibile anche nella modalità VR su PlayStation 4. I richiami al gioco originale arrivati a questo punto diventano un colpo al cuore per noi nostalgici delle ore spese su Persona 5.
Ultimo ma non meno importante: al termine di ogni scena sbloccheremo degli accessori da poter utilizzare nella modalità Dancing.
- DANCING MODE:
Sotto il profilo del gameplay, Persona 5: Dancing in Starlight non aggiunge granché di nuovo alle meccaniche già viste su Persona 4: Dancing All Night.
Il nostro schermo sarà diviso in due: la parte sinistra sarà gestita attraverso i tasti direzionali e la destra attraverso i tasti d’azione, che basterà premere nel momento in cui la nota passerà sull’icona corrispondente.
Se pensate che sia facile, però, vi sbagliate, perché alle note classiche si aggiungono una serie di note particolari, a partire da quelle che richiederanno di tenere premuto per un determinato lasso di tempo un preciso pulsante, a quelle che richiederanno che due pulsanti siano premuti nello stesso momento, fino a quelle, introdotte coi nuovi Dancing, che richiederanno che lo stesso pulsante venga premuto due volte di fila. Le levette analogiche, infine, sono addette alle note scratch, che appariranno come cerchi, contribuendo a farci ottenere il voto King Crazy.
Il tutto può risultare parecchio caotico finché non ci si prende la mano, ma Atlus è andata incontro alle esigenze dei nuovi giocatori in diversi modi: sarà infatti possibile scegliere se usare i tasti R1 e L1 al posto delle levette analogiche, oppure di fare in modo che certi tipi di note non intacchino il punteggio se mancate, o ancora evitare che i Good rompano la Combo.
Il menu Custom è vostro amico e chi trova un amico trova un tesoro. E in questo caso il tesoro non prevede neppure l’esplorazione di un Palace, quindi che aspettate a sfruttarlo per diventare il re della pista?
Pista che, sfortunatamente, sarà alquanto difficile ammirare a causa della tempesta di note che vi pioverà addosso. Ed è un vero peccato, data la bellezza di certe coreografie, alcune delle quali addirittura ripropongono le scene animate di Persona 5, e gli stili di ballo dei personaggi, studiati per esprimere attraverso le mosse i principali tratti caratteriali di ciascuno. Ma la buona Atlus ha pensato anche a questo, inserendo l’opzione di poter rivedere il live appena concluso.
Altra novità di P5D e P3D è la possibilità di selezionare un partner diverso per ogni Fever, con l’unica controindicazione che ogni partner dovrà necessariamente essere prima sbloccato. E a proposito di contenuti sbloccabili, come non parlare degli accessori? Rispetto a Persona 4: Dancing All Night, notiamo un notevole incremento di slot di personalizzazione. Tra outfit, lenti a contatto, cappelli, occhiali, cuffie e tanto altro, il livello di personalizzazione è alto e divertente – per esempio, chi ha scritto questa recensione ha fatto indossare due paia di occhiali da sole a Ryuji.
Tali accessori saranno sbloccabili attraverso la Social Mode di cui parlavamo prima, quindi accorrete a reclamare i vostri ormai iconici Gag Glasses.
L’esperienza di gioco risulta ancor più variegata grazie alla presenza di alcuni item con cui applicare bonus e malus ai live, con la controindicazione che i primi ridurranno il punteggio finale, viceversa i secondi.
Ma ora passiamo alle note dolenti: il numero di tracce musicali.
Se la bellissima opening “GROOVY” vi galvanizzerà, la lista delle tracce da giocare vi strapperà un “tutto qui?” più che giustificabile. Parliamo dopotutto di Persona, serie famosa per le fantastiche OST, e parliamo soprattutto di Persona 5, la cui OST supera le cento tracce, che tuttavia qui sono ridotte ad appena venticinque. Tra di esse non troverete solo le originali, ma anche esibizioni tratte dai live e bellissimi remix.
Per espandere la vostra tracklist di altre trenta tracce e il cast di personaggi utilizzabili dovrete ricorrere ai DLC, quasi tutti a pagamento. Tra i personaggi DLC compaiono Goro Akechi, Shinjiro Aragaki, Lavenza, Elizabeth, Margaret e Theodore; vi ricordiamo che Goro Akechi e Shinjiro Aragaki, con le rispettive tracce, sono inclusi nell’edizione Endless Night e utilizzabili in entrambi i giochi.
I livelli di difficoltà rimangono Easy, Normal, Hard e All Night. Il gradimento del pubblico viene invece espresso attraverso un’icona posta in alto a sinistra, graficamente realizzata nello stesso stile dell’icona dei boss dei Palace: se il livello è troppo basso, è game over.
- Conclusioni:
In conclusione, pur non essendo esente da difetti, Persona 5: Dancing in Starlight è uno spin-off interessante e divertente, che riesce ad intrattenere con un cast che abbiamo imparato ad amare, feels e nostalgia a palate, un buon livello di sfida e soprattutto un comparto musicale un po’ povero ma di alta qualità.