Persona Q2: New Cinema Labyrinth è un dungeon crawler, diretto sequel di Persona Q: Shadow of the Labyrinth, nato dalla collaborazione tra il P-Studio ed i creatori di Etrian Odyssey. Il canto del cigno di Atlus su Nintendo 3DS giunge in Occidente con circa sette mesi di ritardo, con audio giapponese e sottotitoli in inglese.
L’espediente narrativo che dà il via agli eventi di Persona Q2 non si discosta molto da quello del suo predecessore: durante l’esplorazione dei rispettivi dungeon, i tre cast vengono strappati alle loro dimensioni e linee temporali per ritrovarsi all’interno di veri e propri film.
Questo non è però che l’inizio di un gioco di scatole cinesi, che li condurrà ad un cinema dal quale è impossibile uscire. Tra le sue silenziose sale, i protagonisti incontrano Nagi, pacata e matura curatrice, Hikari, silenziosa ed introversa ragazzina, e Doe, misteriosa entità soprannaturale dalle sembianze di shadow.
Obiettivo di ciascun gruppo sarà tornare nel proprio mondo, ma, come in Persona Q, l’impresa si rivelerà tutt’altro che sbrigativa. Il viaggio sarà lungo e tratterà temi importanti, sempre col realismo tipico di Persona.
Dopo l’annuncio di Persona Q2, molti si sono comprensibilmente chiesti se combinare i cast di tre giochi non sarebbe risultato dispersivo e caotico.
Si può dire infatti che non manchi quasi nessuno all’appello: dai Phantom Thieves, compreso Goro Akechi, all’Investigation Team, dal SEES agli assistenti della Velvet Room, inclusa Marie, tre nuovi personaggi esclusivi e la Protagonista femminile di Persona 3 Portable, accessoriata di Theodore. Per farla breve l’unico grande assente è Igor, e forse è meglio così. Perché? Fate uno sforzo per immaginare un Igor super deformed. Ecco.
Ma sarà riuscita Atlus a dare spazio a tutti? La risposta è sì, e non vi nascondiamo che anche noi ne siamo rimasti stupiti, stiamo dopotutto parlando di ben trentasette personaggi, di cui solo nove non giocabili.
Se c’è qualcosa in cui Persona Q2 non si risparmia è la quantità di dialoghi: tantissimi, interminabili dialoghi che vi faranno chiedere quando si torna a giocare. Ma tenendo a mente di essere al cospetto di trentasette personaggi, la colossale mole di testo vi sembrerà più apprezzabile e meno spaventosa.
I team si mescolano bene, si confrontano sugli argomenti più disparati, in particolare le anomalie che caratterizzano i rispettivi mondi di provenienza. Ciò rende Persona Q2 un caleidoscopio di personalità, inesauribile pozzo di scene che spaziano dal serio al solenne, dal rilassante al comico. Il vostro desiderio è vedere i due Prince Detective all’opera? O Mitsuru e Haru prendere il tè? O Futaba e Fuuka parlare di tecnologia? O Kanji perdere la testa per Morgana e Koromaru sotto gli occhi di un inorgoglito Teddie? Atlus esaudisce i vostri desideri meglio del genio di Aladdin. C’è da sottolineare però come i personaggi di Persona 3 e Persona 4 non serbino alcun ricordo degli eventi del primo spin-off, chi lo ha completato capirà senza bisogno di addentrarsi in territorio spoiler.
Lo screen time è ripartito in modo che ogni team rubi la scena al momento della sua introduzione, ma ampio spazio è stato prevedibilmente dato alla Protagonista femminile di Persona 3 Portable e al mistero che la lega al Protagonista maschile. Non abbiate la malsana idea di chiamarli entrambi Makoto Yuki, se non volete ritrovarvi con tre Makoto e due Yuki senza uno straccio di onorifico a diradare la nebbia della confusione.
Ad essere sotto i riflettori dall’inizio alla fine del gioco è la silenziosa Hikari, centro focale della narrazione. Attraverso Hikari viene data ulteriore profondità anche a Futaba, personaggio che tra i Phantom Thieves spicca di più in questo spin-off.
Abbiamo parlato dei ragazzi di P3, P4 e P5, dei personaggi nuovi e della Protagonista femminile di P3P, ma prima di passare a parlare del gameplay non possiamo non spendere due parole per loro. I pezzi forti, i protagonisti che riescono ad essere protagonisti pur non essendo protagonisti: la Blue Brigade, naturalmente capitanata da una Elizabeth sempre più bulla.
Sebbene in realtà compaiano molto poco, in quanto più legati alle meccaniche di gioco che alla trama, i personaggi della Velvet Room sono presenze irrinunciabili che non mancheranno di divertire e fornire spunti di riflessione che condurranno i nostri eroi alla verità.
Il gameplay di Persona Q2 attinge da quello di Persona Q, arricchendolo con nuovi elementi atti ad aumentare il livello di sfida ed il fattore strategico.
Come nel primo spin-off, è assolutamente necessario abituarsi a colpire le debolezze dell’avversario per avere la strada spianata attraverso i labirinti. I cinque livelli di difficoltà, intercambiabili anche durante la partita, andranno incontro al neofita così come al veterano che mangia Megidolaon a colazione.
Il livello di personalizzazione del party è ridicolo, ovviamente in positivo: potrete selezionare i vostri personaggi preferiti o con sole wild card, sbizzarrirvi nelle combinazioni più letali o addirittura comporre il party di personaggi healer, poiché un sapiente utilizzo dei Sub-Persona vi parerà le spalle nella maggior parte delle situazioni.
Da Persona Q tornano la visuale in prima persona all’interno dei dungeon, le mappe (da disegnare a mano o impostare comodamente su Auto, affinché si disegni da sola), la divisione del party in “prima fila” e “retrovia”, il boost e i Sub-Persona (estesi anche alle Navigator).
Tra le novità, sono stati inseriti nella griglia degli elementi il nucleare e lo psicocinetico ed è ora possibile scegliere tutti i personaggi del party – al contrario di Persona Q, dove il leader doveva obbligatoriamente essere il protagonista della route scelta a inizio gioco.
I dungeon sono pochi ma estremamente articolati sin dalle prime battute, inoltre gli F.O.E. (avversari di livello nettamente superiore al vostro) non mancheranno di starvi sempre alle costole, stavolta aiutati da F.O.E. secondari che amplieranno il loro raggio d’azione. Oltre ad essere sterminati, i dungeon guadagnano carattere dall’essere ispirati a celebri film e dai puzzle di cui sono ricchi, che spesso vi costringeranno a scegliere se affrontare un F.O.E. o fare il giro largo.
Infine, all’interno del cinema, che fungerà da quartier generale, troviamo la Velvet Room gestita da Margaret, Marie, Caroline e Justine, il banco delle quest di Elizabeth e il negozio di Theodore, dove i popcorn si trasformano in armi e, tramite la nuova funzione Appraise, gli item misteriosi trovati nei dungeon diventano oggetti utilizzabili.
Al livello visivo, Persona Q2 è caratterizzato dallo stile super deformed che riporta subito alla mente Etrian Odyssey, saga di genere dungeon crawler di Atlus.
I disegni e i colori sono in questo secondo capitolo ancor più dinamici e sgargianti, ma a colpire sono soprattutto l’utilizzo delle onomatopee e delle vignette, che spesso invaderanno lo schermo, e il modo in cui i modelli sono posizionati in modo da creare un effetto di tridimensionalità – di cui purtroppo il gioco è completamente assente, a differenza di Persona Q.
Da segnalare anche l’elevato numero di cutscene animate, che coroneranno i momenti più iconici della trama. Avrete spesso l’impressione di star leggendo un fumetto, non possiamo non ammettere che Atlus si sia superata sotto questo punto di vista.
Ma c’è ancora qualcosa di cui non abbiamo parlato, che abbiamo voluto tenere come dulcis in fundo: la OST. Una commistione di brani tratti dai capitoli numerati e riarrangiati, in modo da spaziare dal pop al rap e al jazz, senza che però manchino pezzi originali altrettanto memorabili, abbelliti da testi che fanno chiaro riferimento ai personaggi, approfondendone così la caratterizzazione.
Persona Q2 è il degno erede del suo predecessore, del quale mantiene la longevità (50 ore circa), la rigiocabilità e lo stile accattivante. Le splendide musiche, il gameplay strategico e le infinite possibilità di composizione del party lo rendono una vera wild card, imperdibile per i fan della serie.